lunedì 17 dicembre 2012

La formazione del Governo in Italia


LA FORMAZIONE DEL GOVERNO 

LA NOMINA DEL GOVERNO

La Costituzione italiana, con l'articolo 92, disciplina la formazione del Governo stabilendo che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri".

Gli articoli 93 e 94 regolano le altre fasi della formazione dell'esecutivo che possono essere schematizzate come segue.

1.       Presidente della Repubblica, prima di affidare l'incarico di formare un nuovo Governo, consulta gli esponenti delle forze politiche e delle istituzioni, tra i quali gli ex Presidenti della Repubblica e i Presidenti di Camera e Senato.
2.      Il Presidente del Consiglio incaricato "accetta con riserva"  l'incarico, fa anch'egli analoghe consultazioni e quindi, verificata la possibilità di avere la fiducia del Parlamento, torna dal Presidente della Repubblica, “scioglie la riserva" e propone una lista di ministri. Il Presidente della Repubblica nomina quindi il Presidente del Consiglio che giura fedeltà alla Costituzione nelle mani del Capo dello Stato; anche i ministri sono nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio; prima di assumere le loro funzioni devono giurare fedeltà alla Costituzione. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo deve presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia: il Presidente del Consiglio dei ministri espone il programma di governo e i parlamentari, tramite votazione palese per appello nominale, ovvero chiamati uno per uno dai Presidenti delle due Camere, si dichiarano favorevoli o contrari al Governo, oppure si astengono.

LA FIDUCIA DEL PARLAMENTO

Ottenuto il consenso della maggioranza dei parlamentari, il Governo può entrare in carica purché conservi il sostegno del Parlamento. Infatti la forma di governo parlamentare si caratterizza per I' esistenza di un rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento.
Questa fiducia deve permanere anche dopo la formazione del Governo e per tutto il periodo in cui esso rimane in carica. Se la fiducia viene meno, il Parlamento può costringere il Governo alle dimissioni votando una mozione di sfiducia. Si verifica allora la cosiddetta crisi di governo: il Governo deve dimettersi e il Presidente della Repubblica apre la procedura delle consultazioni per verificare se è possibile formare un nuovo esecutivo che possa contare su una maggioranza in Parlamento o se invece è necessario sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.

MAGGIORANZA  E OPPOSIZIONE

Le nuove leggi elettorali hanno reso più rapida e semplice la procedura per la formazione dei governi: ciò avviene perché oggi il Governo e di regola guidato dal leader dello schieramento che ha ottenuto la maggioranza nelle elezioni politiche e, di conseguenza, anche il maggior numero di seggi in Parlamento.
In genere è proprio questa maggioranza che vota la fiducia al Governo e che è in grado di approvare le proposte di legge o i decreti legge che esso presenta.
Coloro che, all'interno del Parlamento non hanno dato la fiducia al Governo perché non ne condividono il programma, costituiscono l'opposizione e svolgono quei compiti di proposta e controllo dell' operato della maggioranza che, come abbiamo visto, sono essenziali in una democrazia.
Le forze di opposizione non votano necessariamente sempre contro i provvedimenti proposti dalla maggioranza o dallo stesso Governo; quando ritengono che una legge sia giusta o un intervento del Governo opportuno e necessario, possono unirsi alla maggioranza per votare un determinato provvedimento. In questi casi si dice che il provvedimento è bipartisan, cioè condiviso dalla gran parte dei parlamentari di maggioranza e opposizione.
Un classico esempio di questo tipo di leggi, oltre a quelle di natura tecnica, sono di solito quelle che richiedono interventi di emergenza in casi di calamità naturali.
Frequente e anche il caso di approvazione bipartisan di importanti decisioni che riguardano la politica estera, come ad esempio l'invio di missioni umanitarie o la partecipazione ad accordi internazionali: in questi casi le forze politiche cercano di superare le divisioni particolari per presentare all' esterno l'immagine di un Paese unito nel momento delle scelte più impegnative.

Un caso particolare sono poi le leggi elettorali: proprio perche riguardano le "regole del gioco" della politica e opportuno che siano condivise anche dall'opposizione per evitare che una maggioranza, una volta al potere, stravolga le leggi elettorali al fine di ottenere dei vantaggi al momento del voto e rendere più difficile ogni cambiamento.

CHE COS'E CAMBIATO CON IL SISTEMA MAGGIORITARIO

Le procedure per la formazione del Governo sono fissate dalla Costituzione e sono funzionali a un sistema elettorale in cui le elezioni non assegnavano ad alcun partito la maggioranza assoluta (50% più uno): le consultazioni del Presidente della Repubblica e del futuro Presidente del Consiglio servivano effettivamente per verificare la possibilità di accordi tra partiti diversi, ognuno dei quali poi partecipava al Governo con propri esponenti nominati ministri.
Dopo l'introduzione del sistema maggioritario (1993) questo procedimento è mutato: le coalizioni si formano prima delle elezioni e il leader della coalizione vincente alle elezioni è il candidato naturale al quale il Presidente della Repubblica affida il compito di formare il nuovo Governo: per questo le consultazioni sono molto più rapide e riguardano il programma del Governo e le indicazioni dei ministri più che la verifica dell'esistenza di una maggioranza parlamentare.

lunedì 3 dicembre 2012

Il latino con gli esempi: verbi deponenti


Si parla di …
Esempi
Commento
Participi dei verbi deponenti.
I v. deponenti formano l’ablativo assoluto solo se sono intransitivi.
Profectis amicis, solus mansi.
Dopo che furono partiti gli amici, rimasi da solo.
Ablativo assoluto con verbo deponente. Il participio passato dei verbi deponenti ha valore attivo, eccezioni escluse.
Verbi deponenti: una particolarità.

Adepta victoria, Caesar rediit.
Ottenuta (essendo stata ottenuta) la vittoria, Cesare ritornò.
Eccezionalmente, alcuni deponenti possono avere valore passivo.
Participi dei verbi deponenti.

Oriente sole, tenebrae noctis diffugiunt.
Mentre il sole sorge, fuggono le tenebre della notte.
Oriente sole è un ablativo assoluto. Orior è un verbo deponente: la morfologia del participio presente è identica a quella dei verbi attivi.
Verbi deponenti: costruzioni particolari
In hac re prudentia utar.
In questa situazione adopererò prudenza.
Alcuni verbi deponenti sono costruiti con l’ablativo strumentale.

La Costituzione: schema


LA COSTITUZIONE

La Costituzione è la legge fondamentale di uno Stato: consiste in un insieme di norme che definiscono la forma e il funzionamento di uno stato.
I principi generali stabiliti dalla Costituzione devono ispirare tutte le altre leggi.
La Costituzione deve garantire sia la flessibilità che la stabilità.
TIPI DI COSTITUZIONE
Scritta e formale
Sostanziale o materiale
Deliberata
Concessa (ottriata)
Lunga
Breve
Flessibile
Rigida

FORME DI GOVERNO E STRUTTURE AMMINISTRATIVE


Autoritario/totalitario
Democratico
Monarchico
Repubblicano
Parlamentare
Presidenziale
Semipresidenziale





ROMA: L'ORGANIZZAZIONE DEI TERRITORI CONQUISTATI


ROMA: L'ORGANIZZAZIONE DEI TERRITORI CONQUISTATI
1) MUNICIPI (municipium)
- conservano l’autonomia amministrativa
- dovevano pagare tributi e fornire contingenti militari a Roma
SI SUDDIVIDEVANO IN:
municipi sine suffragio: i cittadini godevano di diritti civili; accordo piuttosto iniquo, riservato a popoli di etnie diverse
municipi optimo iure: i cittadini godevano sia dei diritti civili che di quelli politici;  accordo prevalentemente riservato a popoli di etnie affini
2) CITTA’ FEDERATE
Avevano deciso di allearsi con Roma; non erano tenute a pagare tributi; dovevano fornire milizie armate ed equipaggiate in caso di guerra. Gli abitanti non potevano accedere a cariche pubbliche a R., non godevano di privilegi fiscali riservati ai romani, non potevano appellarsi al popolo in caso di condanna a morte 
3) COLONIE
SI SUDDIVIDEVANO IN:
- romane, abitate da militari con compiti di presidio e colonie a cui erano state assegnate terre conquistate
- latine, abitate da romani, che però perdevano il diritto di votare nei comizi.

Durante e dopo le guerre puniche, l’organizzazione dei domini territoriali conquistati pone notevoli problemi a Roma. Risulta  impossibile gestire, per mezzo del tradizionale sistema di alleanze, i vasti territori conquistati: per questo motivo vengono create le province.