LA GRECIA CLASSICA
Nel
corso dell’età arcaica, nella maggior parte delle poleis greche si
assiste all’affermazione di regimi aristocratici, il cui male cronico è
costituito dal conflitto interno per il controllo della città, aggravato dalle
rivendicazioni del popolo (demos). L’aristocrazia tende a limitare la
partecipazione popolare al governo della città e si accaparra il principale
mezzo di sussistenza: la terra.
Il demos cerca di arginare lo strapotere
aristocratico appoggiando i tiranni, nella speranza di un miglioramento delle
proprie condizioni di vita e rivendicando l’abolizione dei debiti o la
ridistribuzione delle terre.
Per
far fronte alle penose condizioni del demos gli uomini politici ateniesi
Solone e Clistene si fanno promotori di riforme istituzionali e sociali che
prevedono una riorganizzazione dello stato volta a consentire una maggiore
partecipazione popolare. Essi pongono le basi della futura democrazia ateniese.
Le
riforme di Clistene minano alla radice lo strapotere delle casate aristocratiche
e sanciscono l’appartenenza di ogni cittadino non a un gruppo familiare ma alla
polis e alle sue istituzioni.
Un modello alternativo a quello ateniese è
costituito da Sparta, dove una ristretta cerchia militare, l’unica a godere dei
pieni diritti dei cittadini, domina una maggioranza tenuta in condizioni di
servitù. Questo sistema politico rende necessario il mantenimento di un
esercito forte e motivato.
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Il
governo di Sparta viene gestito in modo ristretto e paritario e la vita
dell’élite dominante si conforma a un continuo esercizio di disciplina e
preparazione militare.
Tramite
l’espansione militare in Laconia e Messenia e grazie a una serie di alleanze
con le città del Peloponneso, in pochi anni Sparta si trova a capo della
potente Lega peloponnesiaca.
L’espansionismo
persiano contro le colonie greche dell’Asia Minore, la contrapposizione tra le
due maggiori potenze, Atene e Sparta, che si contendono l’egemonia sulle altre
città greche, e l’ingerenza persiana negli interessi commerciali ateniesi
provocano lo scoppio delle guerre persiane.
Respinto
l’esercito persiano una prima volta, Atene costruisce una potente flotta che
sconfigge definitivamente il Gran Re e afferma il predominio ateniese sulla
Grecia.
Il
decisivo contributo ateniese nelle guerre persiane è gravido di conseguenze:
all’interno della città inizia l’ascesa del movimento democratico, sotto la
spinta delle rivendicazioni dei teti che, arruolati come rematori nella flotta
e ritornati vittoriosi, chiedono un riconoscimento politico del contributo
offerto contro il nemico esterno.
Nei
rapporti con le altre città, Atene, ormai dotata di una flotta di prim’ordine,
si propone come unica potenza in grado di resistere alla minaccia persiana (che
continua nonostante la sconfitta subita), e si trasforma in potenza egemone,
imponendo ai propri alleati tributi, alleanze forzose e governi a lei graditi.
Sotto
il governo di Pericle Atene si dà leggi sempre più democratiche: estende la
partecipazione al governo a tutti i cittadini grazie all’istituzione di uno
stipendio per chi riveste cariche pubbliche; la città si arricchisce di
monumenti grazie anche al tesoro della Lega di Delo, di cui si è appropriata
con il pretesto di custodirlo.
La
democrazia di Pericle ha elevati costi per lo stato, il che comporta una
politica estera imperialista sia contro i Persiani che contro Sparta.
La
politica estera di Pericle provoca lo scoppio della guerra del Peloponneso, in
cui i Persiani fanno da ago della bilancia, sostenendo economicamente ora l’uno
ora l’altro dei contendenti.
La
vittoria di Sparta segna la fine dell’egemonia ateniese, ma altre potenze si
affacciano sulla scena, prima fra tutte Tebe, che sconfigge Sparta, ormai
indebolita, aprendo la strada al dominio macedone.
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