L’ASCESA
DELLA MACEDONIA E L’ELLENISMO
In Macedonia,
una regione sentita dal resto della Grecia come diversa, se non addirittura
straniera, si afferma un governo assoluto di tipo monarchico, in cui il re
detiene il comando supremo dell’esercito e amministra la giustizia. Segno di
ricchezza è il possesso di vasti territori coltivabili.
Quando
Filippo II sale al potere si dedica immediatamente alla costituzione di un
potente esercito che diventa il fulcro della società macedone, al punto che lo
status più o meno elevato di cittadino si acquisisce in base al servizio
militare prestato per il re.
La politica
di Filippo si delinea lungo tre obiettivi: la pacificazione dei confini
balcanici; l’espansione nel nord dell’Egeo a spese delle postazioni di Atene e
dei suoi alleati; l’intromissione negli affari della Grecia centrale per il
controllo delle vie di comunicazione grazie a un’alleanza con la Tessaglia.
La cosiddetta
terza guerra sacra offre a Filippo il pretesto per intervenire direttamente
nella Grecia centrale. La quarta guerra sacra vede Atene e Tebe opporsi a
Filippo: sconfitte a Cheronea le due città alleate, Filippo pone fine al
tradizionale sistema delle poleis e inizia a estendere l’egemonia macedone su
tutto il mondo greco.
Filippo,
forte del successo militare, ottenuto anche grazie alla superiore tattica di
combattimento, propone una pacificazione e un alleanza militare con le singole
poleis in previsione di una spedizione contro i Persiani, ma viene assassinato.
Sale al trono
macedone Alessandro, che crea un governo egemonico su tutta la Grecia nel quale
la fedeltà alla monarchia macedone è garantita per giuramento.
Alessandro
inizia la spedizione in Asia voluta dal padre con un esercito composto da
soldati macedoni e contingenti di alcune poleis greche. Conquista l’Egitto e si
spinge nell’impero persiano fino a Babilonia, Susa e Persepoli e fino all’Indo.
Il progetto di arrivare al Gange fallisce per il rifiuto di proseguire dei
mercenari greci.
Tornato a
Babilonia, Alessandro organizza l’impero e la corte secondo le consuetudini
persiane, che contemplano anche
la
divinizzazione del sovrano. Perde in questo modo il favore dei suoi
connazionali, che non comprendono il suo progetto di creare una vasta unità
politica nella quale le tradizioni greche e orientali possano armonizzarsi.
Alessandro
muore improvvisamente durante una spedizione in Arabia, e subito inizia la
lotta all’interno della sua famiglia e tra i generali del suo stato maggiore
per la spartizione del potere. L’esercito, come al tempo della sua ascesa al
trono, gioca un ruolo essenziale negli eventi che seguono la sua morte.
Dalle lotte
tra i diadochi emerge una nuova realtà politica, caratterizzata dalla rinuncia
al progetto di un impero universale. I regni ellenistici si spartiscono i
territori che un tempo avevano costituito l’impero di Alessandro e in essi si
affermano le dinastie destinate a durare fino alla conquista romana. In questo
panorama, la Grecia sopravvive con un ruolo marginale anche sul piano
culturale.
Le grandi
città ellenistiche, le capitali dei nuovi regni, si articolano intorno alla
corte e si strutturano per essere la scenografia appropriata all’apparizione
del sovrano e al suo contatto con i sudditi. Di qui la profusione di ricchezze,
di strutture architettoniche monumentali, di cerimoniali sempre più complessi.
Accanto alle
corti dei regni ellenistici si muove un mondo vario e composito, nel quale,
mentre iniziano a differenziarsi i ruoli degli artisti e degli artigiani,
continua a sopravvivere il lavoro schiavile, che ben si adatta alla produzione
in serie ed è facilitato dalla grande disponibilità di manodopera ricavabile
dai prigionieri di guerra. In questo quadro inizia la svalutazione del lavoro
manuale, sconosciuta all’età classica.
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