sabato 22 settembre 2012

L’ASCESA DELLA MACEDONIA E L’ELLENISMO


L’ASCESA DELLA MACEDONIA E L’ELLENISMO
In Macedonia, una regione sentita dal resto della Grecia come diversa, se non addirittura straniera, si afferma un governo assoluto di tipo monarchico, in cui il re detiene il comando supremo dell’esercito e amministra la giustizia. Segno di ricchezza è il possesso di vasti territori coltivabili. Quando Filippo Il sale al potere si dedica immediatamente alla costituzione di un potente esercito che diventa il fulcro della società macedone, al punto che lo status più o meno elevato di cittadino si acquisisce in base al servizio militare prestato per il re.
La politica di Filippo si delinea lungo tre obiettivi: la pacificazione dei confini balcanici; l’espansione nel nord dell’Egeo a spese delle postazioni di Atene e dei suoi alleati; l’intromissione negli affari della Grecia centrale per il controllo delle vie di comunicazione grazie a un’alleanza con la Tessaglia.
La cosiddetta terza guerra sacra offre a Filippo il pretesto per intervenire direttamente nella Grecia centrale. La quarta guerra sacra vede Atene e Tebe opporsi a Filippo: sconfitte a Cheronea le due città alleate, Filippo pone fine al tradizionale sistema delle poleis e inizia a estendere l’egemonia macedone su tutto il mondo greco.
Filippo, forte del successo militare, ottenuto anche grazie alla superiore tattica di combattimento, propone una pacificazione e un alleanza militare con le singole poleis in previsione di una spedizione contro i Persiani, ma viene assassinato.
Sale al trono macedone il figlio Alessandro, che crea un governo egemonico su tutta la Grecia nel quale la fedeltà alla monarchia macedone è garantita per giuramento.
Alessandro inizia la spedizione in Asia voluta dal padre con un esercito composto da soldati macedoni e contingenti di alcune poleis greche. Conquista l’Egitto e si spinge nell’impero persiano fino a Babilonia, Susa e Persepoli e fino all’Indo. Il progetto di arrivare al Gange fallisce per il rifiuto di proseguire dei mercenari greci.
Tornato a Babilonia, Alessandro organizza  l’impero e la corte secondo le consuetudini persiane, che contemplano anche la divinizzazione del sovrano. Perde in questo modo il favore dei suoi connazionali, che non comprendono il suo progetto di creare una vasta unità politica nella quale le tradizioni greche e orientali possano armonizzarsi.
Alessandro muore improvvisamente durante una spedizione in Arabia, e subito inizia la lotta all’interno della sua famiglia e tra i generali del suo stato maggiore per la spartizione del potere. L’esercito, come al tempo della sua ascesa al trono, gioca un ruolo essenziale negli eventi che seguono la sua morte.
Dalle lotte tra i diadochi emerge una nuova realtà politica, caratterizzata dalla rinuncia al progetto di un impero universale. I regni ellenistici si spartiscono i territori che un tempo avevano costituito l’impero di Alessandro e in essi si affermano le dinastie destinate a durare fino alla conquista romana. In questo panorama, la Grecia sopravvive con un ruolo marginale anche sul piano culturale.
Le grandi città ellenistiche, le capitali dei nuovi regni, si articolano intorno alla corte e si strutturano per essere la scenografia appropriata all’apparizione del sovrano e al suo contatto con i sudditi. Di qui la profusione di ricchezze, di strutture architettoniche monumentali, di cerimoniali sempre più complessi.

Accanto alle corti dei regni ellenistici si muove un mondo vario e composito, nel quale continua a sopravvivere il lavoro schiavile, che ben si adatta alla produzione in serie ed è facilitato dalla grande disponibilità di manodopera ricavabile dai prigionieri di guerra. In questo quadro inizia la svalutazione del lavoro manuale, sconosciuta all’età classica.