lunedì 9 luglio 2018

Leopardi - Infinito analisi del testo



Leopardi - Infinito

analisi del testo
La poesia può essere divisa in due momenti corrispondenti a due distinte sensazioni di partenza: prima una sensazione visiva che paradossalmente è impossibilità della visione; la siepe infatti chiude lo sguardo e impedisce di guardare fino all'estremo orizzonte; nello Zibaldone il poeta scrive “Allora in luogo della vista lavora l'immaginazione e il fantastico sottentra al reale” L’impedimento della vista dunque esclude il reale e fa in modo che subentri il fantastico. Il pensiero costruisce l'idea di un infinito spaziale, di spazi senza limiti. 

Nella seconda parte abbiamo una sensazione uditiva: lo stormire del vento tra le piante è un dato presente e effimero, che viene paragonato ai silenzi che il poeta prima aveva immaginato, richiamando così alla mente l'idea di un infinito temporale. A quest'ultima idea si associa il pensiero delle epoche passate e perdute, e il pensiero del presente che ha un carattere ugualmente effimero, perciò destinato a svanire.  Le due sensazioni e l’ immaginazione che ne deriva sono in successione. Il componimento non si riferisce a un evento unico, ma a un'esperienza presumibilmente ripetuta più volte come ci dicono leparole “Sempre caro mi fu”. C'è poi un passaggio psicologico: davanti alle immagini interiori dell'infinito spaziale il soggetto prova un senso di sgomento, poi "annega" fino a perdere la propria identità e questa sensazione è piacevole. 
Se la coscienza rappresenta all'uomo il vero, quindi la sua necessaria infelicità, lo svanire della coscienza individuale dà una sensazione di piacere, garantisce una forma di felicità. Tra la sensazione di paura e la dolcezza non c'è contrasto :  infatti sono i due aspetti dell'”orrore dilettevole” che secondo il sensismo è suscitato dall'immaginazione dell'infinito.

Leopardi utilizza il linguaggio della mistica a partire proprio dal naufragare nel mare;  nello Zibaldone usa anche il termine Estasi. La critica idealistica ha interpretato la lirica in chiave mistico – religiosa; in realtà nel componimento non si trova alcun accenno alla dimensione trascendente e soprannaturale; l'infinito non ha le caratteristiche del Divino e dello spirituale “l'infinità della creazione dell'uomo è una infinità materiale”. Non solo questa infinità non è un infinito oggettivo, ma completamente  e soggettivo creato dall'immaginazione dell'uomo “io nel pensier mi Fingo “. Inoltre è  suscitato da sensazioni fisiche, secondo la visione del sensismo. 
Qualcuno sostiene che in questa poesia non si possa del tutto escludere  una componente mistica,  però è ragionevole supporre che sia inconscia e che passi comunque attraverso la cultura e l'ideologia del poeta, basate sul materialismo e il sensismo, trasformandosi notevolmente.

Il componimento ha una struttura costruita con un rigoroso progetto, basata su simmetrie precise, ma molto articolata al suo interno. Le due parti del componimento che abbiamo indicato prima sono di precisamente di 7 versi e mezzo ciascuna; il passaggio tra i due momenti avviene al verso 8, diviso in due da una forte cesura segnata dal punto fermo; la pausa distingue i due momenti, ma ci sono chiari elementi che sottolineano la continuità: notiamo che è stato descritto un processo unico. Le due parti si dividono a loro volta in due parti simmetriche: nella prima l'immaginazione inizia  dai dati materiali, e nella seconda si ha l'allontanamento dalla realtà verso l'infinito immaginato dal poeta. L’ impressione complessiva che si ricava è di unità e di continuità, rese della continuità metrica e sintattica che percorre tutto il componimento: nessun verso, tranne il primo e l’ultimo, è isolabile sintatticamente, perché il discorso continua sempre nel verso seguente. Perciò nella poesia si uniscono e  si fondono perfettamente forma e contenuto.