lunedì 17 ottobre 2011

ESERCITAZIONE DI STORIA classe seconda A

ESERCITAZIONE DI STORIA


1.       Leggi attentamente le fonti storiche e individua l’argomento trattato.
2.       Qual è a tuo parere il mutamento fondamentale di cui si parla nei brani riportati?
3.       Quali meriti secondo te si attribuisce Augusto nel primo brano?
4.       Quali aspetti della sua politica emergono dai due brani? Ti sembra di rilevare differenze tra motivazioni apparenti e motivazioni reali?
5.       Commenta il passo sottolineato.

“Durante il sesto e settimo consolato, dopo aver spento le fiamme delle guerre civili, pur avendo ottenuto grazie al consenso universale tutta la direzione politica, trasferii lo stato del mio potere alla libera scelta del Senato e del popolo romano. Per questo mio merito, in virtù di una deliberazione del Senato, ricevetti l’appellativo di Augusto. [...1 Dopo di allora io fui superiore a tutti per prestigio politico (auctoritas), ma, quanto al potere conferito dalle cariche (potestas), non ne ebbi più degli altri che mi furono colleghi in ciascuna magistratura.”
Fonte: Augusto, Res Gestae, 34

“Poiché Augusto voleva essere considerato democratico, accettò la cura e la sorveglianza di tutti gli affari pubblici, [...], ma dichiarò che non avrebbe voluto governare tutte le province né per quelle che egli governasse, avrebbe voluto continuare a farlo per sempre, ma quelle più deboli e più tranquille e più lontane dalla guerra restituì al Senato, quelle più potenti e insieme più pericolose e che comunque avevano dei nemici ai loro confini o che per se stesse potevano dare inizio a qualche fatto importante, le tenne per sé. Il motivo pubblicamente professato era che il Senato avrebbe potuto senza timore godere della parte migliore dell’impero, mentre lui stesso avrebbe avuto le difficoltà e i pericoli; il vero motivo era però che con questa sistemazione il Senato sarebbe stato disarmato e impreparato a una guerra, mentre soltanto lui, Cesare, avrebbe avuto armi e mantenuto soldati.
Fonte: Cassio Dione, Storia di Roma, LIII, 12

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