lunedì 18 settembre 2017

I Gracchi e la politica delle riforme



I Gracchi e la politica delle riforme
Tiberio Sempronio Gracco apparteneva a una famiglia patrizia imparentata con quella degli Scipioni. Tiberio riteneva che l'unica soluzione per evitare che la popolazione vivesse in condizioni precarie era ricostruire la classe dei piccoli coltivatori.

La riforma agraria - Per giungere a tale obiettivo si fece eleggere Tribuno della plebe(133 a.C) in questa veste poteva proporre ai concili della plebe una legge agraria. Tiberio  si  limitò in realtà a riaffermare una regola secondo la quale nessuno poteva possedere più di 500 iugeri  (125 ettari) di ager publicus. La legge agraria consentiva allo stato di recuperare una buona parte del terreno da ridistribuire ai contadini cedendolo in affitto.
I latifondisti si opposero e nel 132 a.C Tiberio, temendo un qualche impedimento da parte loro, si ricandidò come tribuno. I suoi avversari lo accusarono di volersi impossessare del potere. Nei tumulti che seguirono Tiberio Gracco fu ucciso.

Il disegno politico di Caio Gracco - Dieci anni dopo la morte di Tiberio Gracco il fratello riprese la sua stessa politica. Eletto tribuno nel 123 a.C., Caio capì che nessuna riforma sarebbe stata attuabile se esercitata contro lo strapotere della classe aristocratica: contro i senatori doveva avere l'appoggio anche dei cavalieri, che ottenne con alcune leggi a loro favore. Egli introdusse anche distribuzioni gratuite di grano ai cittadini romani.
La richiesta di attribuire la cittadinanza romana ai socii fu l'inizio della sua rovina. La plebe soprattutto temeva che condividere i privilegi con gli Italici avrebbe comportato un aumento della povertà. Nelle successive elezioni Caio non fu rieletto. Invitando gli schiavi a combattere al suo fianco tentò la via della rivolta armata, ma il senato soffocò la rivolta col sangue. Per non cadere in mano ai soldati, Caio chiese al suo schiavo di essere ucciso.

I secolo a.C – i capi militari  Morto Caio il potere tornò in mano alla classe senatoria. I sostenitori di questa politica erano gli optimates, ai quali si contrapponevano i populares nelle cui fila militavano i cavalieri, i plebei, gli italici che avevano raggiunto un certo benessere e qualche nobile. Il proletariato urbano oscillava tra i due partiti.
La storia del I secolo a.C è caratterizzata dalle tensioni tra questi due importanti schieramenti e da scontri sociali. I tribuni della plebe cercarono l'aiuto dei comandanti militari. Disponendo di poteri non solo in città, ma anche nelle province, costoro potevano infatti svolgere un'azione politica assai più efficace. I tribuni della plebe si trovarono in una posizione di secondo piano e i comandanti militari si rivelarono personaggi idonei a governare la nuova fase della crisi che si stava aprendo.

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