149-146 a.C.
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TERZA GUERRA PUNICA
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Alla fine della seconda guerra punica Cartagine non era più
una minaccia per Roma, ma era di nuovo una potenza economica e commerciale. I
romani decisero la distruzione definitiva della città. A favore della
distruzione si schierarono sia i tradizionalisti capeggiati dal censore Marco
Porcio Catone sia il ceto affaristico dei cavalieri. Il pretesto per
l'aggressione fu offerto da una contesa di confine tra Cartagine e il re dei
numidi Massinissa, antico alleato di Scipione. Secondo il trattato stipulato
tra cartaginesi e romani Cartagine non poteva rispondere con le armi ai numidi
senza il consenso di Roma. I Cartaginesi furono costretti ad attaccare i Numidi per
questioni territoriali e i romani stabilirono che si fosse verificato il casus
belli. Malgrado la schiacciante superiorità militare dei romani la guerra si concluse solo dopo 3 anni, nel
146 a.C sotto la guida di Scipione Emiliano (figlio adottivo di Scipione
l'Africano). Il territorio cartaginese divenne provincia romana.
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