lunedì 10 ottobre 2016

Infinito - Analisi del testo



L'infinito
1819 - Primo dei componimenti aventi il nome di idilli.
In questo componimento sono assenti i temi del  dolore personale, gli spunti pessimistici e polemici. Massima riduzione della rappresentazione della natura. Sono assenti  considerazioni spiritualistiche o materialistiche. L’anima di fronte all’infinito è attratta e insieme smarrita ; “sempre caro”indica una consuetudine “dolce” un tono affettivo.
Il componimento si riconduce alla teoria del piacere. L’esclusione alla vista di un paesaggio reale dà luogo all’immaginazione  perciò si esige una vista limitata. Il lavoro dell’immaginazione è rappresentato con novità e immediatezza. Non si sofferma su entità concrete ma su aspetti che sembrano rifiutare ogni formalizzazione.
Il movimento ritmico all’interno dell’endecasillabo è proprio delle canzoni della maturità
“La poesia si articola in due momenti, corrispondenti a due distinte sensazioni di partenza. Nel primo momento (versi uno - otto) l’avvio è dato da una sensazione visiva, o, per dir meglio, dall’impossibilità della visione: la siepe che chiude lo sguardo, impedendo a esso di spingersi sino all’estremo orizzonte. Impedimento della vista, che esclude il “reale”, fa subentrare il “fantastico”: il pensiero si costruisce l’idea di un infinito spaziale, cioè di spazi senza limiti, immersi in silenzi sovrumani e in una profondissima quiete. Nel secondo momento (versi 8 -15) l’immaginazione prende l’avvio da una sensazione uditiva, lo stormire del vento tra le piante. La voce del vento, un dato presente, effimero, è paragonata ai silenzi prima immaginati, e richiama così alla mente l’idea di un infinito temporale (l’eterno), a cui si associa successivamente il pensiero delle epoche passate svanite, e dell’età presente, col suo carattere ugualmente effimero, destinato anch’esso svanire. La lirica ha una sua durata temporale interna, un suo andamento narrativo: le due sensazioni, e le due immaginazioni da esse suscitate, sono in successione tra loro, anzi, scaturiscono l’una dall’altra; questa successione narrativa non si riferisce però a un evento unico, bensì a un’esperienza che si suppone ripetuta più volte nel tempo. Vi è anche un passaggio psicologico: l’io lirico, dinanzi alle immagini interiori dell’infinito spaziale, prova come un senso di sgomento; ma nel secondo momento l’io si annega nell’immensità dell’infinito immaginato (spaziale e temporale), sino a perdere la sua identità; e questa sensazione di naufragio dell’io è piacevole, dolce. Se la coscienza rappresenta all’uomo il vero, cioè la sua necessaria infelicità, lo spegnersi della coscienza individuale dà una sensazione di piacere, garantisce una forma di felicità. Tra lo spaurarsi del cuore e la dolcezza del naufragio non vi è però contrasto, come potrebbe apparire a prima vista: essi infatti non sono che i due aspetti di quell’ “orrore dilettevole” che, secondo il sensismo, è suscitato dall’immaginazione dell’infinito” Baldi Giusso Razzetti Zaccaria Dal testo alla storia dalla storia al testo
nota bene:
o   il componimento non può essere letto in chiave mistico religiosa; l’infinito creato è del tutto soggettivo;
o   i due momenti corrispondenti alle due diverse esperienze (infinito spaziale e infinito temporale) occupano ciascuno sette versi e mezzo; il verso otto è diviso in due parti da una forte pausa al centro ;
o   il senso dell’esperienza unitaria, al di là dei due momenti in cui si articola, è resa della continuità metrica e sintattica che percorre tutto il componimento: nessun verso tranne il primo e l’ultimo, è isolabile sintatticamente, perché il discorso continua sempre nel verso seguente.

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