SPARTA E ATENE DOPO LE GUERRE PERSIANE Il decisivo
contributo ateniese nelle guerre persiane ha importanti conseguenze:
all’interno della città inizia l’ascesa del movimento democratico, sotto la
spinta delle rivendicazioni dei teti che, arruolati come rematori nella flotta
e ritornati vittoriosi, chiedono un riconoscimento politico del contributo
offerto contro il nemico esterno.
L’imperialismo ateniese e la Lega di Delo Nei
rapporti con le altre città, Atene, ormai dotata di una flotta potentissima, si
propone come unica potenza in grado di resistere alla minaccia persiana (che
continua nonostante la sconfitta subita), e si trasforma in potenza egemone.
Nasce così nel 477 a.C. la Lega di Delo, un’alleanza con le altre città della
ionia e dell’Egeo. Atene impone ai propri alleati tributi, alleanze forzose e
governi a lei graditi.
L’età di Pericle Sotto il governo di
Pericle Atene si dà leggi sempre
più democratiche: estende la partecipazione al governo a tutti i cittadini
grazie all’istituzione di uno stipendio per chi riveste cariche pubbliche; la
città si arricchisce di monumenti grazie anche al tesoro della Lega di Delo, di
cui si è appropriata con il pretesto di custodirlo. L’età di Pericle è
considerata l’età d’oro della civiltà greca: in questi anni raggiungono la
maturità e danno frutti splendidi il teatro (che ha una fondamentale funzione
educativa e di discussione), la filosofia, l’arte. Si ritiene infatti che la
cultura e il gusto del bello siano un elemento fondamentale nella formazione di
un cittadino maturo e responsabile. Assume un forte valore simbolico la
ricostruzione dell’Acropoli distrutta dai Persiani. La democrazia di Pericle ha
elevati costi per lo stato, il che comporta una politica estera imperialista
sia contro i Persiani che contro Sparta.
La politica estera di Pericle provoca lo scoppio
della guerra del Peloponneso, in cui i Persiani fanno da ago della bilancia,
sostenendo economicamente ora l’uno ora l’altro dei contendenti.
LA GUERRA DEL PELOPONNESO
" Il più grave sconvolgimento che sia mai
avvenuto per i Greci" così viene definita questa guerra dallo storico
Tucidide. Dopo cinquanta anni di pace
tutto il mondo ellenico, dalle coste dell'Asia Minore alle colonie della
Sicilia, venne coinvolto. La guerra fu importante perché non riguardava
solo la supremazia di una città sull'altra, ma rappresentava soprattutto il
conflitto tra due opposte forme di governo, l'oligarchia spartana e la
democrazia ateniese. Avendo dunque risvolti sociali e ideologici, fu combattuta
anche all'interno delle varie poleis tra partiti opposti
CAUSE Le cause furono molteplici: Atene non aveva
risparmiato atti di ostilità contro Sparta, che a sua volta intendeva impedire
che Atene acquisisse il controllo di tutta la Grecia.
PRIMA FASE 431 - 421. Gli spartani invasero
l'Attica e la devastarono: la popolazione si rifugiò all'interno delle mura, in
difficilissime condizioni di vita. Il piano di Pericle era evitare la battaglia
in campo aperto e logorare le forze nemiche: Sparta era infatti più debole
economicamente e a lungo andare non avrebbe potuto sostenere la guerra. Il
piano tuttavia fallì a causa di una epidemia scoppiata ad Atene per il
sovraffollamento e le precarie condizioni igieniche nella quale morì lo stesso
Pericle.
Dopo anni di combattimenti, la prima fase si
conclude con la pace di Nicia (capo del partito moderato ateniese) e il
sostanziale equilibrio tra la due potenze.
SECONDA FASE 421 - 413 Spedizione
ateniese in Sicilia e sconfitta di Atene La pace fu in realtà una tregua
armata: in Atene si riaccese ben presto il desiderio di guerra soprattutto da
parte del partito democratico radicale: ripresero le provocazioni contro
Sparta.
Poiché l'espansionismo verso oriente e verso
Sparta era bloccato, gli ateniesi sperarono di trarre vantaggio dai conflitti
tra le città greche della Sicilia. Atene si sarebbe in questo modo impadronita
di regioni molto ricche e avrebbe avuto le risorse necessarie per sconfiggere
definitivamente Sparta. Tuttavia gli ateniesi furono gravemente sconfitti.
TERZA FASE 413 - 404 Progressivo predominio di
Sparta che diventa potenza marittima grazie all'aiuto dell'impero persiano.
La disfatta in Sicilia incoraggiò gli spartani a
riprendere la guerra: mantennero un presidio fisso di uomini armati in una
località dell'Attica, in modo che Atene fosse costantemente tenuta sotto
controllo. Numerose città della lega delio-attica disertarono e il re di Persia
si alleò con gli spartani. In questa situazione disperata gli ateniesi trovarono
però la forza di reagire: il demos infatti comprendeva bene che la fine del
loro impero avrebbe comportato anche la fine della democrazia e che, senza i
tributi pagati dagli alleati, il livello di vita delle classi popolari sarebbe
stato gravemente compromesso. Furono perciò le masse popolari a volere ad ogni
costo la prosecuzione della guerra, mentre gli aristocratici avrebbero
preferito un accordo con Sparta. Atene riuscì ad allestire una nuova flotta e a
prolungare la resistenza.
Gli ultimi anni di guerra videro un confuso
susseguirsi di avvenimenti. Nel 411
a .c. i conservatori presero il potere ad Atene grazie a
un colpo di stato e abolirono la costituzione democratica: il nuovo governo
decise una pace immediata con Sparta. Tuttavia la democrazia fu presto
restaurata. Sparta, sostenuta da finanziamenti persiani, costruì una flotta e
fu in grado di rivaleggiare con gli ateniesi anche sul mare. Dapprima la flotta
spartana fu sconfitta, ma in seguito tutte le navi ateniesi furono distrutte
presso Egospotami.
Le condizioni di pace furono dure: Atene doveva
abbattere le mura che collegavano la città al Pireo, rinunciare alla flotta e
all'impero, abolire la costituzione democratica ed entrare nella Lega del
Peloponneso. La grandezza ateniese era finita.
La vittoria di Sparta segna la fine dell’egemonia
ateniese, ma altre potenze si affacciano sulla scena, prima fra tutte Tebe, che
sconfigge Sparta, ormai indebolita, aprendo la strada al dominio macedone.
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