lunedì 7 maggio 2012

Sparta e Atene


Sparta  A Sparta una ristretta cerchia militare è l’unica a godere dei pieni diritti dei cittadini: sono gli spartiati, discendenti dei  Dori. Situata nel Peloponneso meridionale, fin dall’VIII secolo Sparta cominciò a espandersi nella regione circostante, la Laconia, e in quella  confinante a est, la Messenia. Questa espansione si traduce nell’obbligo, per la popolazione vinta, gli iloti, di coltivare in condizioni di schiavitù, la terra dei padroni spartiati. I perieci, appartenenti ad altre popolazioni della regione sottomesse in seguito, godono di condizioni migliori, ma sono obbligati a prestare servizio nell’esercito. Gli unici  a godere dei pieni diritti dei cittadini sono i membri dell’élite militare dominante, che chiamano se stessi  homòioi, cioè gli Uguali. Il possesso di lotti di terra coltivabile che hanno la stessa estensione e la proibizione, per gli Spartiati, di praticare il commercio, impediscono che qualcuno di loro diventi ricco più degli altri.

Il governo di Sparta viene gestito in modo ristretto e paritario e la vita dell’élite dominante si conforma a un continuo esercizio di disciplina e preparazione militare. La particolarità più evidente di Sparta è quella di aver dato vita ad una organizzazione sociale il cui fine ultimo è quello di accrescere ad ogni costo la forza militare del paese. Tutte le relazioni economiche e sociali sono basate infatti su un’assoluta subordinazione dell’individuo allo stato e sulla trasformazione di tutta la classe dominante in un esercito permanente, pronto a scendere in campo in qualsiasi momento.
Tramite l’espansione militare in Laconia e Messenia e grazie a una serie di alleanze con le città del Peloponneso, in pochi anni Sparta si trova a capo della potente Lega peloponnesiaca.
LESSICO – apella gherusia perieci, iloti, efori.

Atene: la polis democratica Per far fronte alle penose condizioni del demos gli uomini politici ateniesi Solone e Clistene si fanno promotori di riforme istituzionali e sociali che prevedono una riorganizzazione dello stato volta a consentire una maggiore partecipazione popolare. Essi pongono le basi della futura democrazia ateniese.
Le riforme di Solone e di Clistene Agli inizi del VI secolo Solone tenta di attuare alcune riforme per affrontare la penosa condizione sociale di gran parte del demos: 1) cancella i debiti dei contadini verso i proprietari e abolisce la possibilità di rendere schiavo chi non è in grado di saldare i propri debiti; 2) divide i cittadini in quattro classi in base alla ricchezza, per favorire la partecipazione di tutti agli affari della città e sostituire il potere della ricchezza a quello nobiliare. L’ascesa al potere del tiranno Pisistrato (566), favorita dal malcontento popolare, sembra dimostrare che la riforma di Solone non abbia avuto successo. Le riforme di Clistene minano alla radice lo strapotere delle casate aristocratiche. Un cittadino viene ora indicato dal nome e dal “demo” di provenienza e non dal riferimento alla famiglia o agli avi: il cittadino dunque appartiene solo alla polis e alle sue istituzioni, non alla famiglia. In questo modo si minava alla radice il potere delle casate aristocratiche e si ampliava il numero dei cittadini che partecipavano alle decisioni riguardanti la città.

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