domenica 21 giugno 2015

Guerre macedoniche (sintesi)



Guerre macedoniche
Dopo le guerre puniche Roma volge le proprie mire espansionistiche ad est. A Roma si crearono due partiti con opposte opinioni a proposito dell'espansionismo: erano favorevoli i nuovi ceti imprenditoriali (populares) che miravano all’ampliamento dei mercati. Scipione l'Africano, che apprezzava la cultura greca, mirava a conquistare il mondo ellenistico in modo da creare con esso un contatto diretto. L’aristocrazia era invece avversa alla cultura greca: la nobiltà terriera, al di là dei motivi ideologici, era comunque contraria a ogni avventura in Grecia e in Oriente e preferiva agire militarmente soltanto se si fosse manifestata una minaccia concreta. Con il pretesto di portare aiuto a Pergamo e Rodi, dichiara guerra al re macedone Filippo V, sconfiggendolo nel 197. Le città greche, riunite in una alleanza chiamata Lega Etolica, si ribellano a Roma e invocano l’intervento di Antioco III re di Siria che, sconfitto ripetutamente dai romani, è costretto alla pace. I Macedoni ritentano l’attacco, ma vengono battuti. Nel 146 a. C. la Macedonia diviene formalmente provincia romana; nello stesso anno i romani umiliano la Grecia, radendo al suolo Corinto.

Nessun commento:

Posta un commento