venerdì 19 giugno 2015

IL REGNO DEI FRANCHI E CARLO MAGNO (sintesi)



Regni romano-barbarici: i Franchi
Il più importante dei regni romano-barbarici è quello dei Franchi, accolti fin dal IV secolo entro i confini dell’impero. Clodoveo, dopo aver unificato tutta la Gallia, cerca di attuare mia politica di tolleranza e integrazione con le popolazioni locali. Il sovrano, a differenza degli altri capi germanici che sono di fede ariana, si converte al cristianesimo romano, garantendosi così l’appoggio della Chiesa e dell’aristocrazia gallo-romana. Alla morte di Clodoveo, l’aristocrazia approfitta delle discordie tra gli eredi per esautorarli. Nel VII secolo il potere è ormai in mano al “maestri di palazzo”, rappresentanti dell’aristocrazia, e il re mantiene un’ autorità solo formale.
Alla morte dell’ultimo dei merovingi, Pipino III detto il Breve, si fa eleggere re dai grandi signori del regno e in seguito viene consacrato dal papa stesso. In cambio egli promette aiuto al papa contro i nemici della
Chiesa. Per assicurarsi la fedeltà dei capi Franchi i Pipinidi concedono in uso alcune delle loro proprietà fondiarie ricevendo in cambio un giuramento di fedeltà.
Carlo Magno Alla morte dei fratello Carlomanno, Carlo eredita uno stato forte e ben organizzato. Contando sull’alleanza con il papato, aspira a estendere il suo dominio, in Italia a spese dei Longobardi e nella penisola iberica a spese degli Arabi.
In Italia, sconfitti i Longobardi, affida il governo al figlio Pipino e mantiene dapprima istituzioni e funzionari longobardi; successivamente, a seguito di una rivolta dei duchi, li sostituisce con funzionari franchi.
La guerra contro i Sassoni si protrae. per circa trent’anni e viene condotta con durissimi mezzi repressivi. Alla fine del conflitto il regno franco si estende fino al fiume Elba.
La guerra contro gli Arabi vede fasi alterne, ma si conclude con la conquista della Marca Hispanica, avamposto cristiano in terra musulmana.
La ricostituzione dell’unità dell’occidente, unita al favore del papa verso il re franco, accresce la diffidenza e l’ostilità dei Bizantini. Quando alcuni nobili si ribellano all’autorità del pontefice, Carlo scende in Italia come suo protettore e ripristina l’ordine. L’anno successivo (800) il papa incorona Carlo “imperatore dei Romani”, legittimandolo quale erede dell’impero romano.
Conscio dell’impossibilità di organizzare un apparato amministrativo come quello romano, Carlo ricorre al vassallaggio, associa cioè all’esercizio dei potere i suoi uomini più fedeli concedendo loro in cambio beni e terre. Questi possedimenti fondiari non sono ceduti in proprietà, ma in gestione, e in essi i vassalli debbono amministrare la giustizia, prelevare le imposte e reclutare l’esercito.

L'impero viene diviso in distretti, affidati a funzionari pubblici, i conti, scelti tra i capi militari. Ai confini dell'impero alcune circoscrizioni molto militarizzate, le marche, affidate a un marchese, servono a scopi difensivi. Il controllo dell’amministrazione dei patrimonio e della giustizia viene affidato ai missi dominici, di nomina imperiale, sempre in viaggio tra le varie zone dell’impero.
Durante il regno di Carlo Magno la vita culturale viene organizzata e promossa, tanto che si parla di un “rinascimento carolingio”. Tale rinascita ha penò un impatto relativo sulla società e rimane un fenomeno  elitario, dato che spesso nemmeno i membri della nobiltà e del clero sanno scrivere.
Confronto tra Sacro Romano Impero e impero Romano L’impero carolingio è una realtà ben diversa dall’antico impero romano: è un immenso dominio in cui sono confluiti gruppi etnici di lingue, tradizioni, leggi e strutture sociali molto diverse, nel quale l’elemento unificante è costituito dalla religione cristiana. Il centro del potere è la corte imperiale, il Palazzo, ma non esiste una vera e propria capitale.

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