mercoledì 24 giugno 2015

LA GRECIA CLASSICA



LA GRECIA CLASSICA
Nel corso dell’età arcaica, nella maggior parte delle poleis greche si assiste all’affermazione di regimi aristocratici, il cui male cronico è costituito dal conflitto interno per il controllo della città, aggravato dalle rivendicazioni del popolo (demos). L’aristocrazia tende a limitare la partecipazione popolare al governo della città e si accaparra il principale mezzo di sussistenza: la terra.

Il demos cerca di arginare lo strapotere aristocratico appoggiando i tiranni, nella speranza di un miglioramento delle proprie condizioni di vita e rivendicando l’abolizione dei debiti o la ridistribuzione delle terre.

Per far fronte alle penose condizioni del demos gli uomini politici ateniesi Solone e Clistene si fanno promotori di riforme istituzionali e sociali che prevedono una riorganizzazione dello stato volta a consentire una maggiore partecipazione popolare. Essi pongono le basi della futura democrazia ateniese.

Le riforme di Clistene minano alla radice lo strapotere delle casate aristocratiche e sanciscono l’appartenenza di ogni cittadino non a un gruppo familiare ma alla polis e alle sue istituzioni.

Un modello alternativo a quello ateniese è costituito da Sparta, dove una ristretta cerchia militare, l’unica a godere dei pieni diritti dei cittadini, domina una maggioranza tenuta in condizioni di servitù. Questo sistema politico rende necessario il mantenimento di un esercito forte e motivato.
Il governo di Sparta viene gestito in modo ristretto e paritario e la vita dell’élite dominante si conforma a un continuo esercizio di disciplina e preparazione militare.
Tramite l’espansione militare in Laconia e Messenia e grazie a una serie di alleanze con le città del Peloponneso, in pochi anni Sparta si trova a capo della potente Lega peloponnesiaca.
L’espansionismo persiano contro le colonie greche dell’Asia Minore, la contrapposizione tra le due maggiori potenze, Atene e Sparta, che si contendono l’egemonia sulle altre città greche, e l’ingerenza persiana negli interessi commerciali ateniesi provocano lo scoppio delle guerre persiane.
Respinto l’esercito persiano una prima volta, Atene costruisce una potente flotta che sconfigge definitivamente il Gran Re e afferma il predominio ateniese sulla Grecia.

Il decisivo contributo ateniese nelle guerre persiane è gravido di conseguenze: all’interno della città inizia l’ascesa del movimento democratico, sotto la spinta delle rivendicazioni dei teti che, arruolati come rematori nella flotta e ritornati vittoriosi, chiedono un riconoscimento politico del contributo offerto contro il nemico esterno.

Nei rapporti con le altre città, Atene, ormai dotata di una flotta di prim’ordine, si propone come unica potenza in grado di resistere alla minaccia persiana (che continua nonostante la sconfitta subita), e si trasforma in potenza egemone, imponendo ai propri alleati tributi, alleanze forzose e governi a lei graditi.

Sotto il governo di Pericle Atene si dà leggi sempre più democratiche: estende la partecipazione al governo a tutti i cittadini grazie all’istituzione di uno stipendio per chi riveste cariche pubbliche; la città si arricchisce di monumenti grazie anche al tesoro della Lega di Delo, di cui si è appropriata con il pretesto di custodirlo.
La democrazia di Pericle ha elevati costi per lo stato, il che comporta una politica estera imperialista sia contro i Persiani che contro Sparta.
La politica estera di Pericle provoca lo scoppio della guerra del Peloponneso, in cui i Persiani fanno da ago della bilancia, sostenendo economicamente ora l’uno ora l’altro dei contendenti.
La vittoria di Sparta segna la fine dell’egemonia ateniese, ma altre potenze si affacciano sulla scena, prima fra tutte Tebe, che sconfigge Sparta, ormai indebolita, aprendo la strada al dominio macedone.

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